Abitudini imperfette

Qualche giorno fa Anna mi ha detto che sarebbe stato il mio turno di “Abitudini imperfette”.Così ho iniziato a pensare…
Al mattino mi sveglio: la mia colazione oggi non è vegana -ed ecco che la mia prima abitudine imperfetta è lì ad aspettarmi.
Mi lavo i denti con lo spazzolino in legno e il dentifricio in pastiglie; per il viso utilizzo la nostra saponetta al mandarino, l’acqua è tiepida -i termosifoni sono ancora spenti ma in bagno ci sono già 8°; perciò la riscaldo quel tanto che basta per non tremare: seconda abitudine imperfetta.
Mi vesto, e i miei vestiti usati mi ricordano quanto in meglio sia cambiato, e mi do una pacca sulla spalla prima di mettere in moto l’auto per andare al mercato.
Cinquanta chilometri!
Cinquanta chilometri di CO2 e particolato immessi nell’aria -che mi supplica di smetterla e di stare a casa.
Ma questa non è un’abitudine. È la regola.
Tutti i giorni quella macchina si accenderà per portare me e il mio banco di prodotti sostenibili da qualche parte nel mondo: è inevitabile se voglio vivere.
E io voglio vivere, ma non così.
Mi arrabbio…perché non c’è rimedio.
-Un’auto elettrica?
-E chi se la può permettere!
Ma poi siamo sicuri sia la soluzione?
E il lito e il cobalto…?
No?
E io che dovrei fare?
Andare in treno?
Comprarmi un carretto?
Questa sembra l’idea migliore, solo avessi due cavalli ben disposti a svegliarsi al mattino e portarmi da un capo all’altro della provincia e poi a casa.
-Ma lo sai quanto inquina un cavallo?
-Troppo metano… È un gas serra quattro volte più potente della CO2.
-Nono, sia mai!…
Mi fermo, faccio un respiro e rifletto…
Ogni mia azione, la mia stessa esistenza rischia di non essere sostenibile:
IL SISTEMA È SATURO. Qualsiasi cosa io faccia avrà comunque un impatto negativo in un sistema compromesso.
Pretendere di azzerare le proprie emissioni, di vivere una vita ecosostenibile al 100% è insensato e controproducente:semplicemente perché è impossibile e ora e sempre lo sarà.
È importante invece rendersi conto delle proprie capacità, dei traguardi raggiunti, delle proprie rinunce; ricordarsi che la sostenibilità è un compromesso; avere una disciplina della sostenibilità che sia una guida: come un’arte marziale che ci permetta di vivere meglio come persone e di agire al meglio come cittadini di un mondo malato che ha bisogno di aiuto.
Il mio impegno è fondamentale: siamo cellule di un organismo troppo grande da cambiare, ma se lottiamo insieme possiamo raggiungere traguardi ad oggi impossibili da immaginare…